Composer(s): Franz Joseph Haydn
Edition: Da Vinci Edition
Editor: Carlo Dumont, Fabrizio Romano
Format: A4 - Paperback
Genre: Chamber
Instrumentation: Piano, Violin
ISMN: 9790216203524
Pages: 58
Period: Classical
Publication year: 2024
La versione per violino e pianoforte della “Musica instrumentale sopra le 7 ultime parole del nostro Redentore in croce, ovvero Sette Sonate con una Introduzione ed alla fine un Terremoto”
detta più comunemente “Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce” (Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze - Hob:XX:1) di Franz Joseph Haydn, non è tra quelle realizzate dal compositore. E non ci risulta esserne stata pubblicata una, almeno in tempi moderni.
Haydn, che concepì l’opera nel 1787 per un’orchestra di fiati, timpani e archi, considerando questa composizione uno dei suoi lavori migliori e visto il successo ottenuto, ne curò personalmente, lo stesso anno, una trascrizione per quartetto d’archi (Hob:XX:2) e ne approvò un arrangiamento per tastiera (Hob:XX:3), approntata dal suo editore Artaria, di Vienna. Successivamente, nel 1796, ne curò una versione in forma di oratorio, per soli, coro e orchestra.
La trascrizione per violino e pianoforte in questione, nasce dopo averne sperimentato l’efficacia nelle sale da concerto. La parte pianistica, che parte dall’Urtext della Henle Verlag per pianoforte solo, è stata trattata tenendo presente le capacità espressive del pianoforte “moderno”, nella sua ampiezza di gamma ed espressività, assai diversa dal fortepiano del periodo haydniano e quindi dalla relativa scrittura tipica dell’epoca. Ci si è pertanto maggiormente rifatti alla partitura originale d’orchestra, edita dalla Henle Verlag, per eventuali raddoppi ed allargamenti dello spettro sonoro su ottave più distanti tra loro, rielaborando alcune soluzioni squisitamente orchestrali, a favore di una scrittura pianistica più idiomatica, evitando la letterale “riduzione per pianoforte”, che avrebbe finito per suonare come un accompagnamento. Si è operata una scelta alla base di questo lavoro, scelta che ha voluto tenere conto anche del violino “moderno” e quindi delle sonorità a cui la letteratura per duo, almeno dalla metà del XIX secolo in poi, ci ha progressivamente abituati. Volutamente non si è scelto quindi di realizzare un arrangiamento adeguato agli strumenti “d’epoca”, in quanto il risultato finale poco aggiungeva alle versioni autografe già esistenti: non avrebbe avuto l’enfasi e la possenza dell’orchestra, ma neanche la rotondità e l’intimità del quartetto d’archi. L’ampia gamma di colori e di espressione che il moderno duo ha a sua disposizione, ci è sembrato, a nostro avviso, racchiudere tanto le possibilità dimamiche richieste all’orchestra, quanto le molteplici sfumature espressive tipiche del quartetto d’archi.
Per la redazione della parte violinistica, oltre a tener conto delle due fonti originali su citate, talvolta divergenti per quanto riguarda articolazione e dinamica, si è presa in considerazione principalmente l’Urtext della parte di violino 1° della versione quartettistica, edita dalla Henle Verlag. Nulla è stato toccato delle dinamiche originali. Le articolazioni più idonee, data la presenza del pianoforte moderno, sono state suggerite attraverso i segni d’arcata, senza interferire nelle legature e nei fraseggi originali riportati sul testo. Alcune armonie sono state aggiunte, prese sostanzialmente dalla parte di violino 2° (della versione quartettistica), per ammorbidire certe punzonature che avrebbero lasciato il violino troppo isolato nel registro acuto, oppure per meglio completare l’armonia complessiva originale. Il suono generale tiene conto sostanzialmente del contesto sonoro “diverso” in cui il violino si trova ad operare, quando dialoga con un pianoforte moderno, laddove un carattere e quindi un timbro più Sturm und Drang, sposta il baricentro sonoro dell’opera al periodo dell’ultimo Haydn, al primo decennio del ‘800, quando il mondo musicale aveva già conosciuto la temperie beethoveniana (la sonata n.9 “a Kreutzer” è pubblicata nel 1805) e le porte del Romanticismo stavano per essere spalancate. Un periodo che Haydn aveva ben conosciuto.
In fine, riteniamo che un compositore così prolifico ma attento come Haydn (che era peraltro un valente violinista), non debba in qualche modo essere stato pienamente convinto o comunque attratto dal connubio violino barocco – fortepiano, data l’assai esigua letteratura per duo a noi giunta (abbiamo un solo manoscritto di una sonata in sol maggiore in due movimenti). Letteratura, in parte fatta da trascrizioni probabilmente apocrife di quartetti o divertimenti, ed in parte da musica di evidente destinazione domestica, dato il modesto livello tecnico richiesto, di cui ci sono giunte solo dubbie edizioni ottocentesche, pertanto raramente presenti nei programmi concertistici.
In tal senso con questa trascrizione, ci auguriamo di poter contribuire, se pur in piccola parte, ad ampliare un repertorio, paradossalmente per questo autore, quasi inesistente.
Carlo Dumont®